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Giù le mani dalla scuola di Sedilo

Immagine rappresentativa per: Giù le mani dalla scuola di Sedilo

Si inizia con l'accorpamento, si finisce con la soppressione. Si parla di razionalizzazione della spesa, ma è ormai sinonimo di tagli indiscriminati a spese dei cittadini che abitano piccoli centri.

Correva l'anno 1981, era l'anno in cui, da bambino, ho iniziato a prendermi le mie responsabilità: iniziavo il cammino della conoscenza. Con tanta pazienza, la maestra Vanna Corda e Giovannina Cocco mi hanno insegnato a leggere e a scrivere, mi hanno insegnato a capire, a pensare con la mia testa.

Le scuole di via Carlo Alberto, sono state la anche la mia seconda casa per otto anni. In prima media ho battuto, per la prima volta, le dita sulla tastiera di un computer. Ora quella tastiera è il mio pianoforte, lo strumento del mio lavoro che è anche la mia grande passione.

La prima media era composta da tre sezioni: la A, la B e la C. Io ero in B. Le prime due erano composte da poco più di dieci persone, in C c'erano una ventina di alunni. Si stava bene in classe: le poche persone garantivano meno distrazioni e si poteva seguire meglio la lezione.

Erano gli anni 80, tempo di vacche grasse, non si parlava certo di tagli. I soldi mancavano lo stesso, ma la classe politica di allora aveva deciso che si dovevano spendere quelli miei e quelli dei miei figli. Oggi invece si risparmia, si taglia, si chiude e chi ne fa le spese sono i cittadini che che abitano piccoli comuni come Sedilo. Cittadini di serie B quindi, ma uguali agli altri davanti al fisco. Se tutti sono uguali quando si pagano le tasse allora anche i sedilesi devono essere uguali ai ghilarzesi, agli oristanesi ed ai cagliaritani per quanto riguarda i servizi essenziali che lo stato deve fornire: tra questi la scuola.

Nessuno tocchi la mia scuola in nome del risparmio o di altre giustificazioni che non hanno ragion d'essere. Si può e si deve risparmiare sugli sprechi: la scuola però, non è uno spreco!

[19 dicembre 2010]

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