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Chiacchierata con Yanina

Immagine rappresentativa per: Chiacchierata con Yanina

Yanina Antsulevich è la scultrice russa di grande talento, proveniente dall'Accademia dell'Arte di San Pietroburgo, che da più di un anno vive a Sedilo. Una domenica di inizio autunno, vado a trovarla a casa per fare una chiacchierata.

Di lei so poco, so che fa la scultrice e che ha una passione smisurata per i cavalli. Leggo il suo curriculum in rete e capisco subito che è un’artista di grande talento, molto apprezzata sia in patria che all’estero.

Appena incontro Yanina non passano inosservati i suoi tipici tratti somatici dell’est europeo: la carnagione chiara, i capelli biondi e i grandi occhi azzurri. E’ una ragazza molto gentile e affabile.

Quando apre la porta, mi accoglie in casa con un sorriso. Mi dà il benvenuto e mi invita ad entrare. All’ingresso c’è una lunga scala in legno che porta al primo piano del suo bilocale. Ha una casa ordinata, accogliente e molto luminosa.

Appena entrato nell’appartamento, la mia attenzione viene subito catturata dal disegno equestre che sovrasta il caminetto: è bianco su sfondo nero. Le chiedo se è una sua opera, lei annuisce e mi dice che si tratta del cavallo di Antoni Concone (Antonio Carta Mula, ndr). A far da sentinella al disegno, sulla cornice del caminetto, fa bella mostra la scultura bronzea di Zorro, il cavallo di San Costantino. Lei si appresta a dirmi che l'opera non è ancora terminata, che è ancora grezza e che deve ancora essere levigata e lucidata. Il suo aspetto è dorato e ruvido, il fatto che non sia un'opera terminata lo apprendo da lei, nella mia ignoranza, avrei affermato il contrario. E’ completa di tutti i minimi particolari: la bardatura, le curve dei muscoli dell’animale e i particolari degli occhi, della coda e della criniera.

Con gentilezza mi chiede se gradisco un caffè. Al mio si, seguendo la migliore tradizione italiana, si appresta a preparare con cura la caffettiera da mettere sul fornello. Prende le tazzine, i piattini ed i cucchiai, li poggia sul tavolo e continuiamo con la nostra chiacchierata.

Le chiedo come ha scoperto la Sardegna e come è venuta a conoscenza dell'Ardia e del paese di Sedilo.

Il suo racconto torna indietro nel tempo fino ad arrivare al 2000, anno nel quale ha iniziato a frequentare l'accademia di San Pietroburgo. In quel periodo conobbe l’allora Console Italiano della città, originario di Alghero. Tra la città catalana e l’accademia di San Pietroburgo si instaurò un rapporto di collaborazione quindi, nel 2006, vennero invitati in Sardegna i migliori studenti dell’accademia, tra i quali Yanina. In pochi giorni percorse tutta l'isola: nella sua discesa verso Cagliari, visitò Villanova Monteleone, il nuraghe Losa, il sito di Santa Cristina di Paulilatino, il nuraghe di Barumini fino ad arrivare al capoluogo. A Cagliari visitò una mostra equestre che si tenne in quei giorni, poi fece subito ritorno ad Alghero.

Immagine rappresentativaLa conoscenza del paese di Sedilo avviene per caso, mentre legge un libro sulla Sardegna che le è stato donato proprio durante il soggiorno ad Alghero. Mentre lo sfoglia viene colpita da una foto dell'Ardia. Quell'immagine dei cavalli che entrano nell'arco l’ha impressiona così tanto che chiede subito informazioni sulla data nella quale si svolge la corsa, esprimendo il desiderio di vederla dal vivo.

Decide quindi di tornare nell’isola per ammirare l'Ardia di persona. Anche se non parla una sola parola d'italiano, si fa accompagnare a Sedilo da degli amici sardi, ma non riescono a spiegarle in modo approfondito come si svolge l’Ardia ed il suo significato. Dopo la discesa da “Su Frontigheddu” la sua prima domanda è: “chi ha vinto?”. Ora ride quando ripensa a quella domanda.

Tornata in patria si documenta sulla storia di questa corsa che tanto l’ha incantata. In contemporanea il suo professore dell'univeristà le chiede di preparare un nuovo lavoro che superi quello che ha presentato al termine degli studi. E' una bella sfida se si pensa che è stato valutato come la miglior opera degli ultimi vent'anni! Yanina è chiamata a superare se stessa. Ora però deve decidere il tema. Avendo appena visto l'Ardia non ha dubbi: il tema della sua opera sarà quello.

Il profumo del caffè si fa sempre più intenso e la caffettiera inizia a sbuffare. Lei le si avvicina, controlla se il caffè è completamente salito e la toglie dal fornello. Dopo aver versato il contenuto nelle tazzine mi offre dei dolcetti. Non sono tanto goloso, però non posso rinunciare visto il loro aspetto così invitante. Il caffè è davvero buono, i dolci pure.

Continuiamo con la chiacchierata. Mi spiega, con tanta pazienza e nel minimo dettaglio, come nasce una scultura. Si passa dal disegno al bozzetto. Partendo da quest’ultimo, si crea un calco in scala naturale per realizzare il prototipo in cera d’api, fondamentale per creare il calco definitivo in ceramica, quello che accoglierà la colata di bronzo fuso.

Per spiegarmi queste fasi fa dei disegni. Con pochissimi tratti di penna riesce a disegnare un cavallo. Per lei è naturale come fare la sua firma. Mi parla delle sue innumerevoli opere, facendomi vedere le foto e i disegni. Molte di quelle sculture sono state vendute durante le sue mostre, sia in Russia sia in altri stati europei.

Non fa solo la scultrice, Yanina. E' una ragazza molto dinamica: la sua giornata si divide tra le sue opere, i suoi due cavalli e l'organizzazione delle mostre.

Mi parla della sua collaborazione con tre riviste russe di equitazione: Class-Elite, Hypomania e Golden Mustang. Scopro quindi che è un'artista poliedrica e si diletta anche nella scrittura. Ogni volta che cita una sua opera non tralascia di cercare la relativa foto tra quelle che ha messo sul tavolo o in qualche rivista. Dalle parole di Yanina traspare una “passione materna” per le sculture che plasmato con le con le sue mani. Mi ha fatto vedere diversi bozzetti di plastilina che niente hanno da invidiare ad un lavoro in bronzo. Mentre ammiro con gran stupore come nasce un'opera d'arte, mi tornano alla mente gli incompiuti di Michelangelo, quelle opere che sembrano volersi liberare dal blocco di marmo che li imprigiona.

Yanina mi parla molto dell’accademia di San Pietroburgo, dei suoi maestri Grigoriy Yasterbenesky e Albert Charkin che le hanno insegnato tanto e con i quali ha sempre avuto un ottimo rapporto. Mi parla dei suoi studenti. Lei ha la cattedra di disegno equestre nella università dove ha studiato. Mi spiega anche che l'accademia possiede una scuderia con otto cavalli che, di mestiere, fanno i modelli. Cavalli docilissimi e pazienti che spesso vengono usati anche per fare l'ippoterapia coi bambini disabili. Mi parla di questi animali che rimangono immobili davanti agli artisti come se, coscientemente, conoscessero il loro lavoro. Mi fa vedere due foto sun un libro che ha scritto: una del 1913 ed una di qualche anno fa, scattata dallo stesso punto. Danno l’impressione che il tempo li si sia fermato.

Le chiedo come si trova a Sedilo. Lei mi risponde decisa che da quando è venuta a Sedilo, non riuscirebbe ad abitare in nessun altro paese della Sardegna. Si trova bene qui, le persone sono gentili ed accoglienti, il paese è ricco di storia e di cultura. Inoltre, dettaglio, non da poco: è il paese dell’Ardia e di tante persone che amano i cavalli, proprio come lei. Non potrebbe vivere altrove. Colgo dai suoi occhi che l’affermazione è sincera, non si tratta della classica risposta di circostanza.

Continua a parlare dei suoi lavori e a tirar fuori dalle cartelle un’infinità di foto. Il tavolo è letteralmente sommerso di fotografie delle sue opere, dei suoi bozzetti e dei disegni. Ovviamente il tema è sempre quello equestre. A dire il vero mi fa vedere anche una foto di una sua scultura che raffigura un gallo.

Immagine rappresentativaLe chiedo se ha terminato il lavoro ispirato all’Ardia, quello che avrebbe dovuto superare il suo lavoro di tesi. Si dirige verso la libreria, sceglie una cartella, si avvicina al tavolo e orgogliosamente mi fa vedere le foto. Sono quelle del bozzetto, l’ultimo di una serie, mi dice. Era riuscita a stupirmi, foto dopo foto, tuttavia quest’ultima ha qualcosa di magico. C’è l’arco di San Costantino, la prima pandela che tiene alto il suo vessillo, gli altri cavalieri che seguono vicinissimi sospesi nell’aria. La dinamicità della scultura è sorprendente. Potrei dire che quel bozzetto sembra un’istantanea dell’Ardia, tuttavia fare un paragone con una foto è troppo riduttivo: con una foto viene immortalato un momento della vita reale che accade davanti all’obbiettivo. Questa scultura riesce a sintetizzare e a raffigurare l’Ardia nella sua essenza. E’ come vedere un intero film osservando un solo fotogramma.

Alla realizzazione del progetto hanno collaborato il famoso architetto Felix Romanovsky, docente dell’Accademia dell'arte industriale di San Pietroburgo e l’architetto di Oristano, Aldo Lino, docente di architettura presso la Facoltà di Architettura di Alghero.

Le chiedo se l’opera è terminata. In quell’istante il suo viso si rattrista. Mi dice che sarebbe stato bello che il Comune le desse il via libera per la realizzazione, ci sarebbe la possibilità di usufruire di un finanziamento regionale, ma ancora tutto è in alto mare. Accende il PC perchè vuole farmi vedere una simulazione del luogo dove le piacerebbe fosse posizionata: Sa Rocca ‘e Santu Pedru. Nella ricostruzione, la scultura ha come sfondo la vallata con la vista del colle di Talasai e il lago Omodeo. Concordo con lei nel dire che questa scultura non solo arricchirebbe il patrimonio artistico e culturale del paese, ma potrebbe diventare un’attrazione turistica a livello regionale. Sicuramente sarebbe un buon investimento per il futuro. Nel sentire le parole di Yanina anche a me è venuta un po’ di malinconia, tuttavia credo che Sedilo non si lascerà scappare questa grande opportunità.

Mentre guardo le altre foto sul PC, lo sguardo cade sull’orologio di sistema: si è fatto tardi. E’ ora di pranzo, è ora di andare. Mi alzo velocemente dalla sedia, la ringrazio tantissimo per il tempo che mi ha dedicato e mi appresto a scendere le scale. Lei mi accompagna all’uscio e mi saluta.

Dopo essermi congedato da Yanina, ripensando a ciò che mi ha detto e a ciò che ho visto, mi rendo conto di aver parlato, non solo con un’artista di altissimo livello, ma con una persona davvero geniale.

Sito web di Yanina Antsulevich: www.artequestrian.com

[12 ottobre 2012]

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