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La presentazione del nuovo libro della scrittrice sedilese Tittina Frau nel quale presenta 70 ricette tradizionali delle feste della Sardegna. L'opera è edita dall'Archivio Fotografico Sardo.
Costantina Frau si ripresenta ai suoi lettori con un’altra opera che arricchisce ancora di più la sua pur notevole produzione libraria. In questo ultimo testo, ci sono condensate tante cose sulle radici della sua terra, che lei rispolvera, gli mette l’abito buono e le preserva dall’oblio. Molti degli argomenti trattati nel libro stanno diventando sempre più dei labili ricordi nelle menti delle nuove generazioni e bene fa l’autrice a indagare questi aspetti della nostra vita e a trasferirli in un’opera che rimarrà a imperitura memoria per i posteri. Prendendo come spunto le abitudini alimentari del passato, che avevano come costante il variare delle stagioni, la scrittrice analizza anche le ricorrenze festose e ne enuncia le origini e le caratteristiche peculiari. Non un semplice libro di cucina, per altro completato anche da una versione bilingue, in una variante molto interessante della Sardegna centrale.
La prima analisi viene fatta per le maschere del carnevale che trovano una puntuale e precisa descrizione, così come le pietanze e i dolci, che per tale ricorrenza si confezionano ancora in molti centri della Sardegna. Dopo aver analizzato le pietanze di magro della Quaresima, che nei paesi ai bordi del fiume Tirso, erano prevalentemente a base di pesci di acqua dolce, passa in rassegna quelle del periodo pasquale, fornendoci un pregevole saggio sulle origini storiche della pasta secca. A maggio le ricorrenze più importanti sono la tosatura delle pecore e il giorno del Corpus Domini, con tutti i dolci legati a questa festività molto sentita dai ragazzi; l’estate è il tempo della mietitura e della trebbiatura del grano, necessario per confezionare il pane, e Costantina Frau prende lo spunto per fare un’analisi puntuale delle varie tipologie di questo speciale e sacro alimento delle genti sarde. Ci sono anche le verdure dell’orto e, all’arrivo dell’autunno, l’uva con tutte le sue proprietà benefiche, ma questa è anche stagione di caccia. A questo punto il lettore ha la possibilità di avere una visione ampia delle varie tipologie di selvaggine, con alcune delle più interessanti ricette tradizionali. A Novembre, nei nostri paesi, si onorano i morti, con tutta una serie di tradizioni che investono in modo abbastanza consistente le tradizioni gastronomiche. A fine anno, l’autrice non poteva non parlare del maiale allevato in casa, vera risorsa di intere popolazioni isolane che, nel passato, per molti mesi si cibavano con le sue carni, fresche e conservate, cucinate nei modi più svariati e sfiziosi. Nell’imminenza del Natale, spazio all’agnello sacrificale e al formaggio. A completamento dell’opera, alcune pietanze tradizionali e un’ampia e puntuale analisi sulle varie tipologie dei legumi e dei molti modi di utilizzarli nella cucina sarda.
Infine, un’interessante e lunga serie di proverbi in vernacolo isolano sul cibo. Molto utili le note storiche sul cibo e sulle feste più importanti citate nel testo. Un libro dunque che non parla solo di cucina, ma affronta anche tanti altri argomenti, il tutto con un piglio mai banale, ma quasi con rigore scientifico: vi si trovano le nostre tradizioni, il folclore, le abitudini alimentari, la religiosità. Per dirla in breve esso è un vero e proprio lavoro antropologico, realizzato prendendo spunto dalla nostra gastronomia, ma allargando la visione ad altri orizzonti.
Gianpiero Pinna, Giornalista ed Esperto di Alimentazione
[18 aprile 2014]
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